Nel 1864 il governo italiano, a seguito della convenzione con Napoleone III, decise il trasferimento della capitale del Regno d’Italia, da Torino a un'altra città situata in posizione più centrale e protetta nella penisola, Firenze.
I cittadini torinesi, avversi alla notizia, scesero in piazza per protestare, ma la rivolta finì in un bagno di sangue, con 60 morti e 133 feriti.
Vi era soprattutto preoccupazione per il futuro. Da secoli la città stava crescendo economicamente, sviluppandosi e organizzandosi in base allo status di capitale dei Savoia, ma con quell’editto non avrebbe perso molti privilegi?
Perfino la Mole Antonelliana, concepita inizialmente come sinagoga, sembrò a rischio: i lavori erano iniziati per le offerte di alcune famiglie ebree, grate che la capitale avesse chiuso i ghetti e inserito nel senato molti di loro. Nel 1864 la comunità ebraica però si ritirò e l’edificio passò al comune, che per fortuna riuscì a completare l’opera, trasformandola in un monumento simbolo di unità nazionale.