"L'automobilista che oggi si fermasse in prossimità del viadotto del fiume Sesia, sull'autostrada tra Torino e Milano, affacciandosi verso sinistra e verso sud potrebbe ancora vedere in mezzo ai boschi alzarsi i fuochi di Zardino, se Zardino esistesse: ma non c'è. Nella primavera del 1600 Zardino invece esisteva, ed era del tutto inconsapevole di dover scomparire entro pochi anni: un piccolo borgo come tanti altri piccoli borghi della bassa, con il suo paesaggio di boschi e di vigneti verso le paludi e gli argini del fiume; di prati e di baragie verso Briandata, di campi di granturco, di grano e di risaie verso Novara." Sebastiano Vassalli - La chimera.
La vera e triste storia di Antonia Spagnolini, anche chiamata la strega di Zardino, è stata raccontata nel bellissimo romanzo di Sebastiano Vassalli "La chimera".
Antonia venne abbandonata nel 1590 davanti a un convento di Novara, dove trascorse l’infanzia fino all'età di 10 anni, momento in cui viene adottata da una coppia di contadini di Zardino, un paese ormai scomparso che sorgeva sulle rive del fiume Sesia. I suoi genitori adottivi la crescono come una figlia, risparmiandole la fatica del lavoro nei campi. Questo particolare, insieme al fatto che Antonia si trasforma giorno dopo giorno in una ragazza di una bellezza fuori dal comune, provoca le invidie delle altre donne.
Oltre alla sua bellezza, Antonia era una ragazza orgogliosa e indipendente anche riguardo alle questioni religiose. Per giunta, rifiutando varie proposte di matrimonio, tra le quali anche quella di un nobiluomo decaduto, si fa sempre di più disprezzare dalle contadine del paese.
Come se non bastasse, a 19 anni si innamora di Gasparo, un «camminante»; ovvero, un vagabondo che si guadagnava da vivere dirigendo squadre di «risaroli», miseri braccianti delle piantagioni di riso.
I due iniziarono a vedersi di notte presso il «dosso dell’albera», che nelle fantasie superstiziose dei paesani era considerato luogo di riunioni stregonesche, di appuntamenti con il demonio. Questi fatti bastarono a farla denunciare all'autorità religiosa.
Rinchiusa in carcere, Antonia si difenderà con fermezza nel corso del processo, ma verrà lo stesso condannata al rogo nel 1610.