Juliette Colbert è un personaggio importante per la storia Piemontese. Bella, colta e raffinata arrivò in Italia da Parigi nel 1814 e si stabilì quasi subito nello splendido Palazzo Barolo di Torino. Qualche anno dopo, con la complicità del marito Carlo Tancredi Falletti di Barolo, scoprì la propria vocazione per la carità e le opere pie, e trasformò Palazzo Barolo in un rifugio per i poveri e i mendicanti.
La grandezza della Colbert non si prodigò solo per le opere di carità, ma ebbe anche l’intuizione di migliorare il nebbiolo, vino che si coltivava nei suoi possedimenti situati nei pressi del Castello di Barolo. All’epoca, secondo alcuni documenti, il nebbiolo era un vino dolce e frizzante, che però veniva invecchiato male e conservato ancora peggio.
Juliette, che ben conosceva i vini francesi, affidò le nuove vinificazioni all’enologo Paolo Francesco Staglienò che ne cambiò per sempre il modo di produrlo, trasformandolo in un vino secco e profumato, vinificato secondo le moderne tecniche francesi.
Il nuovo vino, che nel 1843 prese in nome di "Barolo", divenne tanto buono e sorprendente che lo stesso Conte di Cavour convertì le sue cantine alla nuova produzione. Si narra che quando il re Carlo Alberto chiese alla Marchesa di fargli gustare «quel suo famoso vino del quale tanto aveva sentito parlare», la Colbert non gliene inviò una cassa da sei, ma 325 botti da 500 litri ciascuna, una per ogni giorno dell’anno, fatti esclusi, ovviamente, i quaranta della quaresima.