Colloro è un villaggio situato nel bellissimo Parco Nazionale della Valgrande, una valle di montagna, fra il Lago Maggiore e le Alpi Lepontine, dove da mezzo secolo l’uomo ha cessato di vivere e operare e l’ambiente naturale ha ripreso a evolversi liberamente.
In questa località i montanari raccontano ancora antiche storie sull’om salvagh che dicono vivesse proprio sulla montagna di Colloro.
Per i contadini l’om salvagh è considerato come un elemento naturale, una presenza con la quale coesistere nella dura vita d’alpeggio. È una parte attiva nel microcosmo dell’alpe, come le mucche, gli alberi e i torrenti.
Il suo rapporto con gli uomini è caratterizzato da favori e da piccole frizioni, in un modello di coesistenza non conflittuale: la capacità “normale” di convivere con il “diverso”.
La leggenda narra che egli era un vecchio solitario e malmesso, che in caso di maltempo non usciva nemmeno dalla sua tana per mesi. Si racconta anche che era un po’ tipo stravagante, “perché voleva insegnare a fare la gomma con il siero del latte. Certe volte andava a far villa con le alpigiane, ma siccome dava fastidio le donne gli hanno fatto uno scherzo. Lui si sedeva sempre su una pietra vicino al fuoco. Le donne gliel’hanno scaldata così si è scottato e non è andato più. Stava tanto tempo senza farsi vedere da nessuno. Una volta il prete di Premosello, siccome non lo vedeva mai in chiesa, l’ha mandato a chiamare per confessarsi. L’om salvagh è sceso in paese al mattino presto. Il parroco l’ha fatto andare in sacrestia e gli ha detto di togliersi il mantello. Lui non sapeva dove appoggiarlo. C’era un raggio di sole che entrava dalla finestra e l’ha appeso lì. Ed è stato su. Quando il prete ha visto così non l’ha neanche più confessato.”
Racconto estratto dalla Rivista Lepontica n. 30