Posta sulla omonima piazza, la chiesa è testimone di una lunga campagna costruttiva, iniziata all’inizio del XII secolo e poi ripresa integralmente nel corso del tardo XIII, inizio XIV secolo. Parzialmente distrutta da un incendio, di questa seconda chiesa non si conservano che il settore absidale e il campanile con slanciata cuspide, mentre il rivestimento di facciata è stato apposto nel restauro del 1932. L’ampio interno, scandito da tre navate, è adorno di preziose tele di Guglielmo Caccia, detto il “Moncalvo", che è anche sepolto nella cappella al termine della navata sinistra. Notevoli gli arredi lignei ottocenteschi, opera dell’ebanista intagliatore Gabriele Capello, mentre nella sacrestia trova posto la “Madonna col Bambino e i Santi Rocco e Martino, probabilmente di Macrino d’Alba.