Con cantieri iniziati tra il 1619 e il 1639, all’interno del programma di ampliamento meridionale della città, le chiese gemelle di San Carlo e Santa Cristina, erette quasi come una quinta scenica al fondo della nuova piazza Reale (oggi piazza San Carlo), sono affidate rispettivamente agli Agostiniani Scalzi (di stretta protezione ducale e con annesso convento, poi demolito) e alle Carmelitane Scalze (sempre con relativo convento demolito nella riedificazione di via Roma), chiamate a Torino da Cristina di Francia. A pianta rettangolare, con un’unica navata, Santa Cristina, il cui progetto era stato in origine affidato a Carlo di Castellamonte, è impreziosita dalla facciata in pietra progettata da Filippo Juvarra e costituisce oggi uno dei principali luoghi di culto della città. Ispirandosi al disegno juvarriano della chiesa “gemella”, Ferdinando Caronesi concepisce la facciata della chiesa dedicata a San Carlo Borromeo, secondo precise indicazioni del Corpo Decurionale cittadino (1834). Durante gli interventi per la costruzione di via Roma Nuova (1935-37) l’abside e parte del lato destro sono riprogettati da Marcello Piacentini e Giuseppe Momo. L’interno, sempre a pianta longitudinale, ha navata unica con due cappelle per ogni lato; ai lati dell’altare maggiore, si collocano due dipinti raffiguranti il santo attribuiti a Giovanni Paolo Recchi.