La mostra tocca un aspetto fra i più importanti della produzione di Eugenio Guglielminetti, artista e scenografo astigiano vissuto fra il 1921 e il 2006.
Sono infatti esposte opere polimateriche, composte cioè con l'accostamento di materiali diversi a volte di recupero: vecchi legni, stampi di fonderia, tavole da lavoro e ruote di carri agricoli, figurine di latta del primo Novecento, collage, pigmenti come resine e smalti...
Come ha scritto Guglielminetti nel testo Colloquio con me stesso del 1994 in relazione al suo amore per i materiali: “ Quattro legnetti color rosa garanza, una sfera blu cobalto, un’asse arcuata dai riflessi verdognoli sono sufficienti a farmi felice”.
La felicità del fare arte corrisponde nell'artista alla felicità d'invenzione e alla varietà delle soluzioni creative: le opere in mostra coprono infatti decenni, a partire dagli anni '50 quando Guglielminetti partecipa a eventi di prestigio come la Mostra Arte Astratta e Concreta nel 1951 alla GAM di Roma e la Biennale Internazionale di Venezia.
Il rapporto di Guglielminetti con le materie impiegate nelle sue creazioni è di gioia e d'incanto a volte favolistico, segnato dalla fantasia: un atteggiamento diverso rispetto a quello di altri artisti suoi contemporanei come, per esempio gli esponenti dell'Arte Povera che furono attivi dalla seconda metà degli anni '60.
Le creazioni polimateriche di Guglielminetti sono a volte da mettere in relazione con l'attività del maestro come scenografo. Al fascino delle opere esposte contribuiscono i titoli, che a volte suggeriscono metafore e percorsi fantastici.
La mostra è a cura di Marida Faussone e Giuseppe Orlandi.
Nei mesi di giugno, luglio e agosto la mostra ha aperture straordinarie anche di lunedì.